Pericolo aggregazione

Responsabilitą e divertimento (byGiulia)

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Pericolo aggregazione
Responsabilitą e divertimento (byGiulia)


Una tendenza frequente in ambiente sportivo e quella di vedere una squadra come composta di soli giocatori. Quasi come questi non fossero persone. Ecco perché avere gambe e fiato non sempre basta. Uno degli assi nella manica di alcune società è infatti il saper discernere il momento partita da quello ludico. Ed il Da Giau è una tra queste. Fino all’anno scorso l’aria in spogliatoio era carica di tensioni. L’atteggiamento generale era il più diffuso in ambiente giovanile, stile “spacco il mondo”. E purtroppo l’egocentrismo dilagante stava per trascinare la squadra alla deriva. Le soluzioni erano due:  o si smetteva o ci si metteva d’impegno. Perché trovare undici pedine non è difficile. Creare un Team che non sia semplicemente una “squadra da bar” invece è altra storia. Ed è stata l’umanità a salvare il Da Giau: i rapporti d’amicizia che legavano e tutt’ora legano i componenti hanno permesso un rientro in campionato di tutto rispetto che si è presto tramutato in una vera e propria ascesa verso la gloria. Ecco perché l’aggregazione del gruppo è ancora vista come uno degli elementi fondamentali per la vittoria. Dopo gli allenamenti, il venerdì o il sabato è facile trovare dai cinque ai dieci giocatori consumare un kebab o una pizza in centro, masticando vita e sport in un’atmosfera più che distesa. Lo stesso Mister viene coinvolto nelle serate ed, anzi, spesso è proprio lui ad organizzarle. Questo forse perché viene guardato più come una sorta di “Team Manager” all’inglese, qualcuno tecnicamente competente, ma nello stesso tempo volenteroso di crescita. Non uno “schiacciasassi” o uno “spremiagrumi” dalle manie militari. Questo ha fatto si che anche fuori dai campetti si creasse una rete di fiducia ineguagliabile. E a ciò ha contribuito un altro ingrediente fondamentale del ricettario Da Giau: la responsabilizzazione. Nella squadra infatti ogni giocatore è abbinato ad un altro, secondo criteri che spaziano dall’età ai ruoli, dalle affinità di carattere a quelle di interessi. In questo modo vengono risolti molti dei problemi logistici in caso di assenza o infortunio di una delle due parti. Ma non solo. Sapere di dover badare a qualcun altro, essere consci di poter contare sul supporto di un compagno in qualsiasi eventualità ha spazzato via numerose insicurezze, fungendo ulteriormente da collante. Perché il segreto forse sta nel guardare al calcio ancora come ad un gioco. E divertirsi, divertirsi, divertirsi.


di Giulia Palmieri


Scritto da zicoria
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