Il LUtto: è morto l'ex sindaco
Addio a Maurizio Valenzi,
con lui il Pci conquistò Napoli
Avrebbe compiuto 100 anni a novembre. Camera
ardente al Maschio Angioino, domani i funerali
NAPOLI — Maurizio Valenzi s’è spento alla vigilia dei cento anni, che avrebbe compiuto il 16 novembre prossimo. La camera ardente sarà allestita nel primo pomeriggio di oggi nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, i funerali si svolgeranno domani. I figli Lucia e Marco, gli amici e gli antichi compagni avevano dato vita un paio di mesi fa a una fondazione per celebrare e conservare la memoria di questo secolo di vita densissima e avventurosa, sperando che questo loro gesto di affetto gli desse la forza e la volontà d’essere presente. Ma ormai da alcune settimane Maurizio s’era come svuotato, la cecità s'era aggravata fino a diventare totale, sembrava non volesse neanche ascoltare le voci più care, riusciva soltanto a chiedere con un filo di voce dov’era Litza, la moglie scomparsa, s'erano sposati poco prima della guerra, alla fine degli anni 30.
La morte è avvenuta nella clinica Villa dei Fiori ad Acerra, dove i familiari lo avevano ricoverato un mese fa perché potesse ricevere ogni possibile assistenza e tutti i presidii medici.
Nella bella casa di via Orazio, in faccia al golfo che lui aveva tante volte disegnato quando tornò a fare il pittore, suo primo mestiere e mai sopita passione, Maurizio ha trascorso l’ultimo anno costretto fra la poltrona e il letto, sforzandosi di parlare con i tanti che andavano a trovarlo, ascoltando contento, e subito stanco. Fin quando ha potuto non ha voluto rinunciare ad ascoltare la lettura dei giornali dalla voce dell’affettuoso segretario Nello Chiummariello, chiedendo sempre di dare la precedenza alle notizie del suo amico e compagno di tante battaglie, Giorgio Napolitano.
Che non mancava mai di andarlo a trovare durante i soggiorni a villa Rosebery. Proprio al Presidente della Repubblica pochi giorni fa Lucia e Marco avevano presentato l’iniziativa della Fondazione Valenzi, lo statuto, il programma di attività. In quella occasione la figlia Lucia aveva ricordato la speranza più volte espressa dal padre: «Spero di aver lasciato il segno, riuscendo a tenere insieme tutti quelli che vogliono il bene di questa città cercando di farla rientrare in un circuito internazionale...». «Ho appreso con grandissimo dolore della morte di Maurizio Valenzi, indimenticabile uomo politico e sindaco della nostra città. Nelle prime ore della mattina renderemo omaggio alla salma e organizzeremo le onoranze funebri che la Città di Napoli gli deve, e intende, tributargli con tutto l’onore che la sua figura merita»: sono le parole di Rosa Russo Iervolino, sindaco che più volte ha affermato di aver guardato sempre con attenzione e ammirazione, «al suo lungo impegno civile e l’appassionata militanza politica, esempio straordinario per le attuali e future generazioni ».
Valenzi infatti non è stato solo «il primo sindaco comunista», è stato anche il sindaco più ricordato e rievocato, quello che ha lasciato davvero il segno più tangibile e durevole della grande svolta politica vissuta negli anni 1975 e ’76. Due anni prima, a fine agosto 1973, quando l’apparizione della vergognosa epidemia di colera poteva far scatenare le più incontrollate reazioni, a quanti chiedevano di approfittare del momento, Valenzi rispose: «Il nostro nemico non è la Dc, in questo momento il nemico è il colera» e il Partito comunista fu unanime e deciso nell’affrontare la crisi, nel proporre e ottenere la vaccinanzione di massa, nell’instaurare e mantenere nella città quella fiduciosa calma che suscitò l’ammirazione di tutto il mondo. Il 35% dei suffragi alle amministrative del maggio 1975, la sua elezione a sindaco nel settembre successivo, e il suffragio ancora più cospicuo al Pci (il 40,1%) alle politiche dell’anno dopo, furono anche merito del suo carisma, del suo modo di essere insieme signorile e popolare, autorevole e pronto alla discussione. Ha potuto amministrare la città per otto anni pur non avendo mai la maggioranza in consiglio (la Dc si asteneva), fino all’agosto del 1983, riuscendo a fronteggiare le conseguenze disastrose del terremoto dell’80 così come era accaduto con il colera, e impostando quel piano di ricostruzione e risanamento che ha dato un nuovo volto alla città.
Eleonora Puntillo
24 giugno 2009
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