• Diminuisci dimensione testo
  • Aumenta dimensione testo
  • Print
  • Segnala questa pagina
  • RSS feed
  • Splinder
  • Badzu
  • Facebook

Il LUtto: è morto l'ex sindaco

Addio a Maurizio Valenzi,
con lui il Pci conquistò Napoli

Avrebbe compiuto 100 anni a novembre. Camera
ardente al Maschio Angioino, domani i funerali

NAPOLI — Maurizio Valenzi s’è spento alla vigilia dei cento anni, che avrebbe compiuto il 16 novembre pros­simo. La camera ardente sarà allestita nel primo pomeriggio di oggi nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, i fune­rali si svolgeranno domani. I figli Lucia e Marco, gli amici e gli antichi compagni avevano dato vita un paio di mesi fa a una fondazione per ce­lebrare e conservare la memoria di que­sto secolo di vita densissima e avventu­rosa, sperando che questo loro gesto di affetto gli desse la forza e la volontà d’essere presente. Ma ormai da alcune settimane Maurizio s’era come svuota­to, la cecità s'era aggravata fino a diven­tare totale, sembrava non volesse nean­che ascoltare le voci più care, riusciva soltanto a chiedere con un filo di voce dov’era Litza, la moglie scomparsa, s'erano sposati poco prima della guer­ra, alla fine degli anni 30.

La morte è avvenuta nella clinica Vil­la dei Fiori ad Acerra, dove i familiari lo avevano ricoverato un mese fa perché potesse ricevere ogni possibile assisten­za e tutti i presidii medici.

Nella bella casa di via Orazio, in faccia al golfo che lui aveva tante volte disegnato quando tornò a fare il pittore, suo primo mestie­re e mai sopita passione, Maurizio ha trascorso l’ultimo anno costretto fra la poltrona e il letto, sforzandosi di parla­re con i tanti che andavano a trovarlo, ascoltando contento, e subito stanco. Fin quando ha potuto non ha voluto ri­nunciare ad ascoltare la lettura dei gior­nali dalla voce dell’affettuoso segreta­rio Nello Chiummariello, chiedendo sempre di dare la precedenza alle noti­zie del suo amico e compagno di tante battaglie, Giorgio Napolitano.

Che non mancava mai di andarlo a trovare du­rante i soggiorni a villa Rosebery. Pro­prio al Presidente della Repubblica po­chi giorni fa Lucia e Marco avevano pre­sentato l’iniziativa della Fondazione Va­lenzi, lo statuto, il programma di attivi­tà. In quella occasione la figlia Lucia aveva ricordato la speranza più volte espressa dal padre: «Spero di aver la­sciato il segno, riuscendo a tenere insie­me tutti quelli che vogliono il bene di questa città cercando di farla rientrare in un circuito internazionale...». «Ho appreso con grandissimo dolo­re della morte di Maurizio Valenzi, indi­menticabile uomo politico e sindaco della nostra città. Nelle prime ore della mattina renderemo omaggio alla salma e organizzeremo le onoranze funebri che la Città di Napoli gli deve, e inten­de, tributargli con tutto l’onore che la sua figura merita»: sono le parole di Ro­sa Russo Iervolino, sindaco che più vol­te ha affermato di aver guardato sem­pre con attenzione e ammirazione, «al suo lungo impegno civile e l’appassio­nata militanza politica, esempio straor­dinario per le attuali e future generazio­ni ».

Valenzi infatti non è stato solo «il primo sindaco comunista», è stato an­che il sindaco più ricordato e rievocato, quello che ha lasciato davvero il segno più tangibile e durevole della grande svolta politica vissuta negli anni 1975 e ’76. Due anni prima, a fine agosto 1973, quando l’apparizione della vergognosa epidemia di colera poteva far scatenare le più incontrollate reazioni, a quanti chiedevano di approfittare del momen­to, Valenzi rispose: «Il nostro nemico non è la Dc, in questo momento il nemi­co è il colera» e il Partito comunista fu unanime e deciso nell’affrontare la cri­si, nel proporre e ottenere la vaccinan­zione di massa, nell’instaurare e mante­nere nella città quella fiduciosa calma che suscitò l’ammirazione di tutto il mondo. Il 35% dei suffragi alle ammini­strative del maggio 1975, la sua elezio­ne a sindaco nel settembre successivo, e il suffragio ancora più cospicuo al Pci (il 40,1%) alle politiche dell’anno dopo, furono anche merito del suo carisma, del suo modo di essere insieme signori­le e popolare, autorevole e pronto alla discussione. Ha potuto amministrare la città per otto anni pur non avendo mai la maggioranza in consiglio (la Dc si asteneva), fino all’agosto del 1983, riuscendo a fronteggiare le conseguen­ze disastrose del terremoto dell’80 così come era accaduto con il colera, e impo­stando quel piano di ricostruzione e ri­sanamento che ha dato un nuovo volto alla città.

Eleonora Puntillo
24 giugno 2009

commenta la notizia

CONDIVIDI LE TUE OPINIONI SU CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT

0 COMMENTI COMMENTI
scrivi
Pubblicità
Tutte >
VETRINApromozioni