La frase che sintetizza lo studio ha un suono piuttosto sorprendente. «Fare uso di droga non sempre è causa di problemi, ma il dato è scarsamente noto ai politici. Esistono persino casi in cui i consumatori possono trarre beneficio da alcune sostanze». Dopo sei anni di ricerche l’Uk Drug Policy Commission, un organismo indipendente guidato da Ruth Runciman e composto tra gli altri dal professor Colin Blakemore, ex responsabile del British Medical Research Council, dall’ex capo della polizia David Blakey e dal responsabile del servizio nazionale delle tossicodipendenze, il professor Alan Maynard, ha presentato al governo inglese un rapporto di 173 pagine in cui spiega perché è arrivato il momento di depenalizzare le droghe e sopratutto di fare delle differenze chiare tra marijuana, cocaina ed eroina. «Sono 50 anni che combattiamo battaglie sbagliate. E soprattutto perdenti».

Il dossier sottolinea che la lotta al consumo di stupefacenti costa alla Gran Bretagna circa tre miliardi di sterline ogni anno. «Soldi generalmente sprecati». Nel 2011 quarantaduemila persone sono state condannate nei tribunali di Sua Maestà per possesso dei più diversi tipi di sostanze e altre centosessantamila hanno ricevuto quelli che vengono chiamati «cannabis warnings». «Le sanzioni penali andrebbero sostituite con una multa e con l’obbligo di un trattamento di riabilitazione. Siamo però contrari alla vendita legale di eroina e cocaina, perché porterebbe a danni ancora maggiori di quelli causati dal commercio clandestino».

Lo studio indica poi una serie di strade possibili, a cominciare da una revisione delle norme sul possesso individuale di piccoli quantitativi di droga seguendo l’esempio di Portogallo e Repubblica Ceca. «I soldi risparmiati potrebbero essere investiti nella lotta alle organizzazioni criminali». In molti casi - sostiene ancora lo studio - «il consumo di “junk food” ha effetti peggiori». Lasciate dunque che Grace coltivi in pace la sua erba in terrazzo come nel film di Nigel Cole, dice lo studio che scandalizza i benpensanti. Un suggerimento rivoluzionario che il governo conservatore non ha nessuna intenzione di ascoltare.

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