Venti provini andati male, poi a 17 anni debutti in Serie A vincendo un contrasto con Pogba. Storia di Rolando Mandragora, che giusto un girone fa era fra i protagonisti della notte in cui il Genoa batteva la Juve a Marassi: unica sconfitta in campionato della squadra di Allegri, migliore in campo il ragazzino, secondo la Gazzetta, insieme a Mattia Perin. "Una cosa difficile da raccontare, eppure è successa veramente…". Ancora ride, Mandragora, se pensa a quella sera, anche adesso che sono passati cinque mesi: un brutto infortunio muscolare gliene ha tolti quasi due, ma non la fiducia di Alessandro Pane, che farà di lui uno dei punti fermi dell’Under 19. Del gruppo in partenza per la Fase Elite dell’Europeo di categoria è uno dei più giovani, eppure si dice abbia la testa di un trentenne: "Sarà perché sono andato via di casa a 14 anni e ho dovuto imparare a cavarmela da solo".
Il 17enne Rolando Mandragora, all'esordio in A, tra Pogba e Tevez. Afp

Il 17enne Rolando Mandragora, all'esordio in A, tra Pogba e Tevez. Afp

GIÙ AL NORD — Cominciava a scoraggiarsi, quando infilava un provino dopo l’altro senza che ne andasse bene uno: "Atalanta, Palermo, Chievo, Juve, la Roma addirittura cinque volte, tre a Trigoria e due a Napoli. Praticamente ho fatto il giro d’Italia, ma niente, sembrava non mi volesse nessuno. Alla fine è arrivato il Genoa e ha creduto in me". Sogni in valigia insieme agli scarpini e arrivederci Napoli, "ma stare da solo non è mai stato un problema, anzi. Credo mi abbia aiutato molto". Rolando Mandragora da Scampia, come Ciro Esposito: "Non lo conoscevo, ma ne parlano tutti come di un bravo ragazzo. Mi dispiace davvero tantissimo. Vista da fuori, Scampia sembra un posto terribile, ma in realtà ci sono persone buone e cattive come altrove. Il libro di Saviano non l’ho letto, però abito lì vicino e ne so qualcosa. Invece ho visto la serie tv Gomorra, che mi ha fatto uno strano effetto: fanno vedere solo le cose brutte, ma vi garantisco che certe realtà non stanno solo a Napoli".
UNA VITA DA MEDIANO
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A Genova comincia a studiare da mediano di regia: "Devo moltissimo a Marcello Donatelli, che mi ha allenato nei Giovanissimi, e a Fabio Liverani, che mi ha promosso sotto età negli Allievi Nazionali e poi mi ha portato in prima squadra a 16 anni. Giocando nel mio ruolo, mi ha dato tantissimi consigli". Mandragora si definisce "un mediano di interdizione, magari non molto dinamico. Io il nuovo Thiago Motta? Magari: lui ha fatto grandi cose al Genoa e per me è stato un punto di riferimento, come lo è ora Bertolacci. Anche da piccolo mi piacevano i centrocampisti, su tutti Gerrard e Lampard". Finché Gasperini non gli ha affidato la marcatura di Pogba: "E meno male che mi ha detto che avrei giocato solo all’ultimo momento, così non avuto tempo di agitarmi… diciamo che dopo che i primi due contrasti sono andati bene, ho capito che si poteva fare. Devo dire che i tifosi e i compagni mi hanno dato una grossa mano, specialmente Stefano Sturaro, che adesso è andato alla Juve e al quale auguro tutta la fortuna del mondo perché se la merita".
IL CALCIO NEL SANGUE — Quella di Mandragora è una famiglia che vive di calcio. Letteralmente: «Mio padre ha sempre fatto l’allenatore (lavora nella scuola calcio di Fabio e Paolo Cannavaro, ndr), mio zio pure, i miei due cugini giocano a calcio a 5 e io… be’, diciamo che ci sto provando". Iscritto al quarto dell’Istituto Alberghiero, "e speriamo di passare, perché almeno il diploma bisogna prenderlo", Rolando sogna un futuro al Genoa, ma non chiude la porta a un’esperienza all’estero: "Perché no? Sarebbe bellissimo. Però a Genova sto benissimo e mi piacerebbe continuare qui. Intanto, speriamo di giocare un’altra partita". La giocherà, è solo questione di tempo, per uno che alla prima partita non aveva paura di Pogba: giovedì c'è la Croazia Under 19, sabato la Scozia, martedì l'Austria, poi tornerà dal club di Preziosi. Che, dopo el Shaarawy, Sturaro e Perin, sta crescendo in casa un altro campioncino vestito d'azzurro.