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Annibale, ecco dove valicò le Alpi

È un dilemma millenario, l'unico caso della storia in cui gli elefanti incontrarono gli stambecchi. Che Annibale raggiunse l'Italia per conquistare Roma è infatti cosa nota. Ma non si è mai saputo con certezza quale strada percorse con il suo immenso esercito. Un team di scienziati internazionali guidato dal professor Bill Mahaney della York University di Toronto potrebbe avere trovato la risposta.

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Siamo all'epoca della seconda guerra punica, tra il 218 e il 216 avanti Cristo. Sappiamo che Annibale attraversò la Francia, guadò il Rodano con zattere di fortuna e poi risalì le Alpi distruggendo la montagna con fuoco e aceto. La vicenda appassiona il mondo da sempre: ma sul punto esatto dell'ingresso in Italia, c'erano solo leggende e studi mal dimostrati. Ora gli studiosi canadesi hanno rinvenuto quella che sembra una prova scientifica: esaminando campioni di fango hanno riscontrato alti livelli di dna di un batterio molto comune negli intestini dei cavalli, oltreché tracce di uova di vermi associati esclusivamente con i cavalli. Il valico usato dal generale cartaginese sarebbe il Colle delle Traversette, a 2950 metri sul livello del mare, tra la Valle Po in Italia e la Valle del Guil in Francia.

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Un valico ora piuttosto battuto dagli escursionisti perché parte del "giro del Monviso", trekking apprezzato per la bellezza del paesaggio ma anche per la sua difficoltà: basti pensare che dalle Traversette, prima di raggiungere Pian del Re (2020 metri) bisogna scendere per mille metri attraverso pietraie, stambecchi e banchi di nebbia.

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Ora c'è una scorciatoia, il Buco di Viso, un tunnel di 75 metri che si addentra nella montagna. Scavato nel 1478 su un'idea del marchese Lodovico II di Saluzzo, si ritiene sia il primo traforo alpino nella storia. Ma raggiungerlo è comunque un'impresa, e la caserma delle Traversette (nella foto) dimostra quanto sia impervia l'area.

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La presenza massiccia di equini a quella altitudine è quindi inspiegabile. Solo il passaggio di un esercito di 30 mila uomini (più 37 elefanti) potrebbe essere una spiegazione. La prova definitiva sarebbe il ritrovamento di dna o uova di vermi associati con gli elefanti, ammette lo studio canadese. Ma si spera di trovare altre prove in modo diverso: setacciando con un radar l'intera area per trovare monete, armi, indumenti dell'esercito cartaginese.

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