Sono tante e per lo più dimenticate, le storie che svelano il lato scuro della città. Racconti recuperati dagli abissi più profondi di Torino dove il brivido si sposa con gli intrighi, i delitti, la credenza popolare e lo spiritismo. E si legano con le strade e le piazze del centro dove ha scelto di fare tappa «Torino noir», nuovo tour turistico a km zero proposto dall’agenzia «Somewhere». Passeggiata notturna in compagnia di personaggi sanguinari. Come, il serial killer Enrico Ballor che divenne l’incubo di fine Ottocento. O la banda di cospiratori della corte Savoia del Settecento che tramarono per uccidere Cristina di Francia. Per scoprire la loro orribile fine è consigliato indossare le scarpe da ginnastica per raggiungere la cima del campanile del Duomo. E osservare dove furono imprigionati.

Il turismo cittadino è il trampolino per raccontare la trasformazione di Torino. «Nel 1997 partimmo con i nostri percorsi. Con quello della “città magica” e “sotterranea”: ogni anno attiriamo 35 mila persone, soprattutto turisti», dice Laura Audi, fondatrice di «Somewhere». È il tour operator che per, festeggiare i suoi vent’anni, lancia un nuovo percorso lungo la scia di sangue che nei secoli ha disegnato la «Torino noir». Volto nascosto tratteggiato con un lungo lavoro di archivio. In particolare, in quello della Stampa, per scovare gli articoli che raccontano alcuni dei fatti più cruenti capitati negli ultimi secoli.

Pensato per i torinesi (e non per i turisti), costruito in collaborazione con Yume e liberamente ispirato al libro omonimo di Renzo Rossotti, il viaggio di due ore e mezza (prezzo 25 euro) si svolge di notte. E evoca le ombre dei luoghi più conosciuti di Torino. Come in piazza Palazzo di Città, dove sembrano ancora sentirsi le grida del popolo che chiedeva aiuto al Sindaco Bellezia, eroe nel 1630, che governò una capitale alle prese con la peste. In pochi mesi perse un terzo dei cittadini e dovette fare i conti con l’incubo degli untori: persone che si credeva diffondessero il morbo volontariamente ungendo le porte delle case. In migliaia vennero accusati. E bruciati in piazza.

Esecuzioni pubbliche. Terribili. Come quelle che compongono la storia della chiesa in via della Misericordia appartenuta all’Arciconfraternita i cui membri accompagnavano i prigionieri al patibolo. Aprirà le sue porte eccezionalmente per svelarsi. E mostrare i suoi tesori macabri come l’ultimo cappio usato per impiccare un condannato al Rondò della Forca. O la Curia Maxima, il tribunale, e le carceri del Senato dove fu imprigionata anche la «dama nera», Luigia Trossarelli che organizzò un diabolico agguato al suo ex amante per impedirgli di sposare un’altra donna. Lo guardò morire lentamente. Colpito da un fendente al cuore. Il suo processo nell’Ottocento fu seguito col fiato sospeso dall’intera città. E studiato da Cesare Lombroso che, scrivendo le perizie per il tribunale di allora, è uno dei personaggi che ritorna più spesso nella Torino noir. Città di sangue che «a distanza di anni, non deve essere vista con paura o timore. Ma riscoperta – dicono da Somewhere -. Perché pezzo di storia da studiare».

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