Se il suono del rap italiano è cambiato il merito è soprattutto suo. Charlie Charles, al secolo Paolo Monachetti, 22 anni, è il talento che crea le melodie della «generazione trap». Tutti i pezzi di successo di questo genere portano la sua firma. Li produce nel mega-studio che si è costruito a Seguro, nel Milanese, dove passa praticamente tutte le sue giornate.

E pensare che da ragazzino il rap non gli piaceva neanche. A quattordici anni - racconta - ascoltava tutt’altro: «Pezzi elettronici e techno, il rap non mi interessava. Mio fratello, invece, ne era appassionato. Una sera mi ha portato con lui a un evento. E lì, quella sera, ho capito che volevo fare quella musica. Così ho cominciato con le produzioni».

Quando Sfera disse no

L’inizio, però, è piuttosto faticoso. Perfino Sfera Ebbasta, con cui oggi fa (quasi) coppia fissa, gli chiude la porta in faccia. «Contattai Sfera per la prima volta su MySpace. Gli chiesi se voleva collaborare, ma mi rispose con un secco no. Poi dopo un po’ di tempo fu lui a cercarmi». Tra i due nasce una forte amicizia, che porta all’uscita di XDVR (acronimo di «per davvero»). La collaborazione diventa sempre più forte, e il secondo album omonimo del rapper di Cinisello Balsamo - ovviamente interamente prodotto da Charlie – ottiene il disco d’oro.

Marracash è uno dei primi ad accorgersi dell’estro di Charlie. E fa di tutto per portarlo nella squadra di Roccia Music, dimostrando ancora una volta di vederci lungo. Nella scena, però, non tutti accolgono positivamente la rivoluzione sonora. Ma il giovane produttore non se ne preoccupa: «A me importa solo del giudizio di quelli che ritengo i migliori, come Marra. E lui ci ha sempre supportato. Il parere degli altri non lo considero». Dunque, a chi pensa che questo movimento sia solo una meteora risponde: «È possibile che si tratti di un momento fortunato, nessuno può dire cosa accadrà in futuro. Io e gli altri, però, ci impegneremo per continuare a fare questa musica e restare in vetta».

Ogni mese Charlie riceve almeno mille «beat», solo in formato fisico. Più tutti quelli che gli arrivano online. «Mi mandano tantissime basi da ascoltare. È difficile, però, dare consigli a chi desidera diventare un produttore, ciò che conta è essere determinati». In Italia ormai tutti vogliono le sue melodie. C’è persino la rima di una canzone a sottolinearlo: «Tu vuoi un beat di Charlie ma non lo sai usare». Lavorare con lui è un privilegio riservato a pochissimi. Sfera e Ghali sono i suoi preferiti, ma ci sono anche Tedua, Izi e Dark Polo Gang.

La sua collaborazione più importante, però, è quella con il rapper francese SCH: «Il giorno che mi ha contattato non riuscivo a crederci. Sono un suo fan da sempre e poi ho scoperto che anche lui mi seguiva. Quando è venuto nel mio studio è stato il massimo. Mi sembrava di essere il protagonista di una candid camera, pensavo che da un momento all’altro spuntasse qualcuno per dirmi che era uno scherzo».

Il giovane producer - che è anche consulente per Universal Music - oltre a confezionare dischi d’oro e di platino macina record su YouTube. Ha superato 31 milioni di clic per Ninna Nanna di Ghali, rapper di origine tunisina, che con Wily Wily è quasi a 15 (milioni). Probabilmente non sarà da meno Pizza Kebab, che esce il 3 febbraio. «Il nuovo brano è molto divertente, ma stimola anche a riflettere. D’altronde Ghali è così, nelle sue canzoni c’è sempre un duplice significato».

Lavorare con artisti che, caratterialmente e musicalmente, sono agli antipodi è il primo dei due punti di forza di Charlie. L’altro è l’aver saputo creare un suono immaginifico, riconoscibile al primo ascolto. «Voglio rendere ogni produzione indimenticabile. Per farlo semplifico il numero dei suoni. Meglio metterne solo due, ma che funzionino alla perfezione». Di sogni nel cassetto, invece, dice che è meglio non parlare perché «prima di avere un sogno bisogno conoscere bene se stessi». E poi - aggiunge - l’unico che davvero avrebbe voluto produrre è Michael Jackson.

Per ora, dunque, Charlie va avanti per la sua strada: «Sono curioso di ciò che succederà in futuro. E sono aperto a tutto».

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