Una città sfigurata dal terrorismo, un tessuto sociale dilaniato dalla violenza e dalla paura, dallo scontro armato nei cortei del sabato pomeriggio, dalle gambizzazioni, dagli attentati e dagli omicidi. Questa è stata Torino negli anni di piombo, gli anni spietati e crudeli in cui il paese ha rischiato di smarrirsi.
Clicca la foto per andare al video completo dal sito di Rai Educational : La Storia siamo noi
da Blogosfere contributo di Marilena De Giorgio
“Anni spietati – Una città e il terrorismo: Torino 1969-1982”, regia di Igor Mendolia, è un bellissimo documentario, cinquantadue minuti, presentato in anteprima al cinema Massimo di Torino in occasione del primo anniversario di attività del Piemonte Doc Film Fund (PDFF). Scritto da Stefano Caselli, figlio di Giancarlo Caselli - giudice istruttore del pool antiterrorismo di Torino in quegli anni - con Davide Valentini è un pezzo di storia da incorniciare e tenere a mente.
Come hanno scritto gli stessi sceneggiatori, "prima di essere un’analisi politica radicale, prima di essere un attacco allo Stato, il terrorismo ha rappresentato un attacco all’umanità: colpire persone come fossero simboli, vale a dire oggetti, non assolve ma umilia i responsabili di quei gesti". Furono sedici le vittime e quasi cinquanta i feriti caduti a Torino a quel tempo.
Nel video che abbiamo girato Stefano Caselli e Igor Mendolia spiegano il loro intento realizzativo, con materiale girato in presa diretta ma, per la molta parte, depositato negli archivi Rai e messo a disposizione da Giovanni Minoli e "La Storia Siamo Noi"
Come un documentario che si rispetti i fatti sono protagonisti, le interviste ai protagonisti (Giancarlo Caselli, l'ex sindaco Diego Novelli) sotto un "tappeto sonoro", come dice il regista nel video, molto coinvolgente e una precisa scansione temporale a riportare alla luce pezzi di memoria collettiva. L'apertura è lasciata a un episodio preciso. Anche qui gli autori:
"Torino, quartiere San Paolo: accanto alla via intitolata all’eroe della Resistenza Paolo Braccini c’è via Francesco Millio; una strada come mille altre, bruttina, attorniata da condomini residenziali in puro stile anni ‘50. Non ha davvero nulla di particolare via Millio, se non per quella ammaccatura circolare nel mezzo di una saracinesca metallica. È lì, immobile, dal 9 marzo 1979".
"Quel giorno in via Millio – durante una sparatoria tra un commando di Prima Linea e una pattuglia di Polizia – esplosero sessantaquattro pallottole: una trafisse il torace di Emanuele Iurilli, studente di appena diciotto anni. Morì per caso, mentre stava rientrando da scuola. Quella di Emanuele è soltanto una delle tante – drammatiche – storie che ci siamo fatti raccontare da Torino. Perché le città sono come la tela di un pittore, conservano tutto quello che hanno visto, custodiscono ferite mai rimarginate: la ghisa e l’asfalto, i palazzi, i citofoni sono solcati da tracce profonde, monumenti urbani al tempo che fluisce".