Racconti e ricordi di quelli di em bycicleta, presidio di fabulazione sportiva; una poesia di Franco Loi; un’intervista di Gianni Mura. Tutt’insieme fanno un coro, diciannove voci per Enzo Bearzot, il Grande Vecio del calcio italiano. Tutt’insieme fanno un libro, che è anche regalo per gli ottant’anni del Commissario Tecnico che nel 1982 portò l’Italia sul tetto del mondo. Enzo Bearzot, friulano, è nato il 26 settembre del 1927. È stato calciatore di lungo corso, mediano ruvido, con qualche licenza di scorreria sulle fasce: Pro Gorizia, Inter, Catania, Torino. In tutto, 422 partire, 251 in serie A. Poi, allenatore. Dapprima l’apprendistato sulla panchina del Torino a fianco di Nereo Rocco, poi una lunga trafila sulle panchine federali, a partire dalle giovanili. Nel 1975 diventa Commissario Tecnico della nazionale maggiore, assieme a Fulvio Bernardini. I primi e importanti frutti del suo lavoro li raccoglie ai Mondiali del 1978, in Argentina: un quarto posto, con la sua nazionale forse più bella. Il miracolo avviene in Spagna nel 1982, con la vittoria in quello che è passato alla storia come il Mundial per antonomasia. Un successo costruito sulla tecnica e sulla tattica, ma soprattutto sulla forza morale del gruppo. Diciannove voci raccontano Enzo Bearzot. Con affetto non episodico.