Dal 4 al 9 settembre è in programma il 1° Torneo internazionale di calcio "Città di Torino - Regione Piemonte - Memorial avvocato Sergio Cozzolino".
La manifestazione, patrocinata dalla Regione, è organizzata dai Balon Boys nell'anno delle celebrazioni del centenario del Torino F.C. per ricordare anche ai più giovani una persona che ha contribuito in maniera essenziale alla rinascita e al consolidamento del settore giovanile della società granata.
Vi partecipano 12 squadre divise in tre gironi: le formazioni Primavera di Torino, Atalanta, Genoa, Santos, Borussia Dortmund, Anderlecht, joanopolis, Jef United Ichinara Tokio, Celtic Glasgow e gli juniores dilettanti della Selezione LND Piemonte, del Riva di Chieri e del Cambiano.
Siccome il torneo vuole porsi anche come momento di confronto su alcune importanti tematiche, sono state programmate tre tavole rotonde: "Il mondo dello sport giovanile ed il doping" (5 settembre ore 18), "Il mondo del calcio giovanile e la sua trasformazione nel corso degli anni" (6 settembre ore 18,00), "La violenza negli stadi e come si devono educare i giovani a seguire lo sport" (7 settembre ore 18).
CHI ERA L’AVVOCATO COZZOLINO
Tratteggiamo il profilo umano dell’avvocato Sergio Cozzolino affidandoci ad uno stralcio dell’articolo pubblicato sul settimanale Granatissimo il 28 novembre 2003 alcuni giorni dopo la sua scomparsa.
Per raccontare la figura dell’avvocato Sergio Cozzolino, e il suo immenso valore per la storia del Torino Calcio, non bisogna aver paura di scalare il muro della retorica.
Il 20 novembre si è spento all’età di 92 anni, la metà dei quali vissuti in granata, il responsabile unico del settore giovanile del Torino dal 1957 al 1993, un’autentica leggenda granata e probabilmente il più grande dirigente di baby calciatori di tutti i tempi. La sua storia a tinte granata inizia nel 1928 quando, appena sedicenne, oltrepassa per la prima volta la porta del Filadelfia per entrare nei “Balon Boys”, il primo pionieristico vivaio di giovani talenti. Lasciato il calcio per l’avvocatura, Cozzolino diventa l’illuminato inventore di una struttura e di un metodo di lavoro che avrebbe presto procurato al Torino un serbatoio inesauribile di giovani talenti, un ottimo parco allenatori e una preziosa e imparagonabile rete di talent-scout. Uomo di poche parole e profondi sguardi è stato anche un secondo padre per i molti ragazzi del Filadelfia cresciuti con il Toro addosso: da Pulici a Zaccarelli, da Ferrini a Cravero, da Agroppi a Fuser, da Lido Vieri a Christian Vieri. Il suo pensionamento non fu però celebrato a dovere: Cozzolino, che per restare al Toro aveva rinunciato a lauti guadagni, avrebbe sicuramente meritato un riconoscimento alla carriera da parte della società.
Oggi, in occasione del suo congedo definitivo, bisogna rendere più che mai onore alla figura del Maestro. La netta vittoria ottenuta domenica dal Toro con il lutto al braccio è il primo omaggio alla memoria di un padre che lascia la figlia Maria Laura, la nipote Diletta e tanti altri “figli” adottivi che vogliono ricordarlo così.
Sergio Vatta, allenatore della plurititolata Primavera granata degli anni ‘80, colui che più di ogni altro ha saputo mettere a frutto il metodo Cozzolino: “Con la sua scomparsa perdiamo i pezzi di un grande passato e di uno spirito che ci distingueva dalle altre società. La sua naturale capacità educativa derivava da un insieme perfetto di uomini, idee e intenti. Speriamo vivamente che la sua pesante eredità venga raccolta e che il Torino organizzi due grandissimi tornei internazionali per selezioni giovanili in memoria dell’avvocato e di Cinto Ellena, il più grande talent-scout di tutti i tempi”.
Angelo Zambruni, fedelissimo segretario dell’avvocato Cozzolino nel Torino dal 1956 al 2001: “C’è un emblematico aneddoto che può servire a raccontare i contrasti e le sofferenze di un padre-dirigente al cospetto dei suoi figli-calciatori. Cozzolino era solito seguire le partite della Primavera dalle gradinate accanto al calcio d’angolo. Preferiva quella scomoda posizione alla tribuna o alla panchina perché in quel modo riusciva a “catechizzare” i suoi piccoli, spesso li rimproverava, a volte si complimentava. Finita la partita rientrava nel suo ufficio e con la testa tra le mani ripercorreva a mente tutte le azioni della gara. Finiva sempre per giustificare tutti i suoi ragazzi, brontolando tra sé e sé scuse e attenuanti. Perdonava tutti, anche quelli che pochi minuti prima aveva strigliato a parole con l’intento di spronarli”.
Roberto Cravero: “Per noi era una figura eterna, una nobile abitudine, una certezza. Usava poco le parole ma da lui una era una gemma. Come le occhiate. Mentre giocavi, voltavi l’occhio a sinistra, oppure neanche, tanto lo vedevi, senza guardarlo, là nel parterre. Cozzolino era la figura più concreta, redditizia, la più ‘economicamente produttiva’ (concedetemi i brutti termini) del Torino”.
Paolo Pulici: “Tutti facevano capo a lui, era un’istituzione. Ha costruito il più grande vivaio del mondo, che è stato l’orgoglio del Toro per molti anni. Era molto influente e dava l’idea di essere sempre presente quando ce n’era bisogno. Per me ha rappresentato il primo punto fermo a Torino. Seguiva i suoi ragazzi anche quando uscivano dalle Giovanili, partecipando ad ogni problema e aiutandoli in caso di bisogno. Purtroppo alla sua figura non è mai stato dato il giusto risalto”.