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    Gipo Farassino su You Tube  (4684 Click)
    El 6 ed via coni, Ij mè amor dij 20 ani, Porta Pila, La Predica, El Giudisi Universal
    17/10/2008
    pa.ce.2006
    Tradizioni
     

    El 6 ed via coni

    Ij mè amor dij 20 ani

    Porta Pila

     Mia Mama Veul Che Fila

     La Predica

    El Giudisi Universal

    Giuseppe, detto Gipo Farassino (Torino11 marzo 1934) è un cantautore, attore e politico italiano.

    Spesso sottovalutato o relegato alla canzone dialettale, Farassino è senza dubbio una delle figure più rilevanti della canzone d'autore italiana (oltre che un caposcuola della canzone torinese): interprete e autore di canzoni cantate in lingua piemontese, ha anche scritto molte canzoni in lingua italiana, spesso venate di ironica e struggente malinconia e con musiche a volte legate alla tradizione francese, degne di figurare tra le migliori canzoni d'autore italiane (ricordiamo Avere un amico, Remo la barca o Ballata per un eroe).
    Nel repertorio in piemontese si è spesso avvicinato al cabaret e all'umorismo: nei suoi anni migliori, con le sue canzoni, ha cantato le miserie e le nobiltà della gente comune, le tribolazioni dei "travet" torinesi e gli amori beffardi o infelici da consumarsi nell atmosfera parigina e profondamente francese del capoluogo piemontese.
    Spesso Gipo ha inoltre portato alla ribalta composizioni di grandi poeti piemontesi come Nino Costa e Angelo Brofferio e la sua carriera vanta anche una prolifica attività come attore di prosa teatrale, sempre in lingua piemontese, iniziata nel 1970 con la compagnia fondata insieme a
    Massimo Scaglione.

    I suoi brani sono la voce dell'anima più profonda di Torino, quella delle periferie, che oggi vengono chiamate "Banlieu", ma che a Torino, sono sempre state le "barriere": e da una periferia, è venuto Gipo, precisamente dalla barriera di Milano, quartiere operaio torinese, fatto di case di ringhiera e di una povertà profonda, ma sempre piena di orgoglio e dignità; è nato e vissuto infatti in via Cuneo 6, nelle vicinanzi di Porta Pila (indirizzo ricordato anche in una sua celebre canzone recitata: «El 6 ed via Coni, l'e' na ca veja / che gnanca na volta l'era nen bela...»).
    Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, impara a suonare la chitarra e il contrabbasso, e inizia ad esibirsi nei locali e nelle balere del Piemonte, proponendo da un lato alcune canzoni di sua composizione, dall'altro brani della tradizione recuperati e riarrangiati.
    Il debutto discografico, dopo alcuni 45 giri a livello locale (in cui usa lo pseudonimo di Tony D'Angelo prima, e poi il suo nome di battesimo, Giuseppe), avviene con un 33 giri pubblicato alla fine del
    1960 in collaborazione con un altro cantante folk piemontese, Giuanin d' Porta Pila, e con Riz Samaritano: il disco, una raccolta di canzoni popolari in piemontese, si intitola Le cansôn ëd Pòrta Pila, ed è diviso tra i tre artisti.
    È pubblicato da una casa discografica milanese, la
    IPM, come i due successivi con lo stesso titolo, di cui il terzo è il primo pubblicato con il nome Gipo.
    Dopo essersi trasferito per alcuni anni in Medio Oriente come orchestrale, torna in Italia e per qualche tempo si esibisce a Milano, al
    Derby Club, dove propone monologhi, canzoni di sua composizione e traduzioni di George Brassens: in breve tempo ottiene un contratto con la Fonit Cetra (che in quegli anni ha ancora la sua sede a Torino, in via Bertola 34).
    Sono gli anni dei 45 giri che cominciano a far circolare il suo nome al di fuori del Piemonte, come Sangon blues, la celeberrima Serenata ciôcatôna, Porta Pila e Matilde Pellissero, tutte canzoni che vengono racchiuse nel
    1967 nell'album Auguri.

    Il 1968 è un anno decisivo per Farassino: pubblica infatti uno dei suoi dischi migliori, Avere un amico, che racchiude alcune canzoni in italiano ancora adesso tra le sue più note, come Non devi piangere Maria (che partecipa a Un disco per l'estate), la toccante Avere un amico (che nel 1969 parteciperà alla manifestazione Un disco per l'Europa, che si tiene a Lugano), La mia città, efficace descizione di Torino e dei suoi abitanti («Un mare di fredde ciminiere,/un fiume di soldatini blu,/un cielo scordato dalle fiabe,/un sole che non ti scalda mai./Questa mia città ti fa sentir nessuno,/ti strozza il canto in gola,/ti spinge ad andar via./Questa mia città che spegne le risate,/che sfugge a tanta gente,/resta la mia città»), Il bar del mio rione, a cui si affiancano, comunque, canzoni in piemontese come 'L tolè 'd Civass e Porta Pila, sulla musica di La Boheme di Charles Aznavour; il disco ottiene un buon successo, soprattutto di critica, bissato dal successivo, Due soldi di coraggio, forse il suo capolavoro.
    In questo disco, oltre alla title track, sono da ricordare Non puoi capire, Remo la barca (pubblicata precedentemente su 45 giri, ballata su un suicida nello stile di De André), e Ballata per un eroe: una delle canzoni antimilitariste più efficaci della canzone d'autore italiana, di cui sono da ricordare i versi «Andrò a ingrossare la nutrita schiera/di quelli che aggrappati a una bandiera/son morti bestemmiando di paura/ad occhi chiusi in una notte scura» (ma è tutto il testo ad essere significativo); con questa canzone, nel 1970, Farassino parteciperà al
    Cantagiro, suscitando anche interrogazioni parlamentari in merito al testo "disfattista".
    Tra i due album, nel 1968, incide un 45 giri, Serenata a Margherita, il cui retro, Quando capirai, rimarrà inedito su LP; verrà però reinciso nel 1971 da
    Donatella Moretti nel suo bel disco Storia di storie, in cui omaggia i più grandi cantautori italiani.
    A questo periodo risale la nascita della sua amicizia con
    Fabrizio De André[1]: sono gli anni in cui Farassino è vicino al Partito Comunista (in seguito abbandonerà queste posizioni politiche), ma quello che accomuna i due artisti è l'attenzione verso gli ultimi e i poveri, per cui il Sangone (fiume nei pressi di Torino) diventa l'unico mare che possono permettersi; emblematica a questo proposito è la canzone Maria dij gat, storia di una "gattara" che «a sterma so bon couer an ti pachet», che porta il cappotto pure d’estate, parla da sola, e per i gatti del suo quartiere è come Babbo Natale (non a torto Carlotta Zanitti ha accostato questa figura alla Eleoanor Rigby che Paul McCartney descrive mentre nutre i piccioni davanti alla chiesa di padre Mc Kenzie).
    Nel 1970 la sua canzone Senza frontiere viene respinta al
    Festival di Sanremo: il testo è fortemente critico verso la guerra nel Vietnam e la guerra in Biafra, e quindi viene ritenuto non adatto al pubblico televisivo che segue la manifestazione.
    Sempre nel 1970 partecipa alla
    Mostra Internazionale di Musica Leggera con la canzone Quando lei arriverà: pubblicata su 45 giri (sul retro Ho ritrovato Dio) rimarrà inedita su LP.
    Dopo un altro album,
    Gipo a sò Turin, nel 1971 pubblica un disco doppio dal vivo, Gipo a sò Piemont, in cui si possono ammirare anche le sue doti di intrattenitore, ad esempio nella celeberrima La predica.
    Gli anni '70 proseguono con l'incisione di vari album tra i quali sono da ricordare
    Uomini, bestie e ragionieri (il secondo per la Polydor) nel 1973 (con le belle Buon Dio, Noi, Il mio viaggio e una traduzione di Mon ile de France di George Moustaki), La patria cita (disco di poesie in piemontese recitate da Farassino) e Guarda che bianca lun-a, in cui reinterpreta alcune canzoni di Angelo Brofferio.
    In questo periodo inizia anche l'attività di attore cinematografico: nel
    1972 recita in Uccidere in silenzio, per la regia di Giuseppe Rolando (film sull'aborto, con Gino Cervi, Ottavia Piccolo e Sylva Koscina), nel 1973 in La bottega del caffè (tratto dall'omonima commedia di Carlo Goldoni, per la regia di Edmo Fenoglio (con Tino Buazzelli) e nel 1974 in Un uomo una città (regia di Romolo Guerrieri, con Enrico Maria Salerno, Paola Quattrini, Tino Scotti e Luciano Salce).
    Nel 1972 la sua canzone Quando qualcuno va fuori schema diventa la sigla del programma televisivo Sapere; pubblicata su 45 giri, la versione in studio rimane inedita su LP.
    Dopo un altro disco dal vivo (
    Recital Gipo, registrato al Teatro Erba di Torino), il 1977 è l'anno di Per la mia gente: in quest'album Gipo collabora con altri due autori piemontesi: Paolo Conte (di cui reinterpreta la divertente Per ogni cinquantennio), che scrive per lui la toccante Monticone, canzone in cui il piemontese è descritto attraverso i suoi cognomi tipici, ed il fratello Giorgio, che scrive una canzone per Farassino, Virginia nel bagno, ed inoltre compone le musiche per due testi di Farassino, La mia gente e Girano (quest'ultima riscuote un buon successo, anche per il testo ironico basato, sin dal titolo, su un evidente doppio senso).
    33 giri e CD

    45 giri [modifica]

    (*) : Cantate come "Giuseppe" Farassino




     
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