Etiopia……viaggio tra tante, troppe, sensazioni da poter descrivere il tutto con una logicità narrativa. Incontri, passi, sorrisi, bambini……strade, piste, etnie, sguardi…….progetti,volontari,problemi…..acqua, cibo, fame……io, noi…..aria frizzante e smog.
Difficile cominciare.
Incominciamo dai passi, da questo mondo eternamente in cammino……verso mete a noi sconosciute. Questo continuo andare su strade, piste o semplicemente in questi immensi spazi africani mi affascina. Un popolo in cammino e ti viene da chiederti: ma dove finisce e dove comincia questo cammino? Esiste un futuro per questa africa?
Gente bellissima e fortissima, frutto ancora oggi di una selezione naturale micidiale….sopravvivono 2 di 7 figli a famiglia e sono circa 30 milioni di infraquattordicenni; o troveranno qualcosa per sopravvivere a casa loro o non potranno fare altro che venirci a “mangiare” ed in questo mangiare ognuno ci metta i significati che vuole. L’Islam si muove parallelamente a questo cammino, raccoglie con una manciata di farina (non metaforica ma reale) migliaia di proseliti, oggi adepti di un islam un po’ annacquato domani non so…..
Il paesaggio è straordinario, gli altopiani sono immensi, i laghi riflessi di luce nel verde, le montagne a circondare il tutto nascondendo nelle loro valli popolazioni uniche e diverse. Mi colpisce che la cultura materiale non sia condivisa tra etnie vicine, ciò che vedi in un villaggio Dorze non lo vedi in un villaggio Ari, sono distanti 2 giorni di cammino; i muretti a secco li sanno fare solo i Konso ed i Banna ad un giorno di cammino non usano la pietra ,e così via.
I Tukul, le tipiche capanne sopravvivono uguali nella loro eccezionale bellezza architettonica ma a guardarle bene ogni popolo le ha un po’ modificate senza però riuscire a renderle più sane o perlomeno minimamente confortevoli…..eppure i volontari si sbattono, inventano progetti sostenibili anche in quelle economie ma in alcune dinamiche non possono incidere, possono solo provare e sperare in un lentissimo processo di cambiamento.
Mi colpiscono anche i Kalasnikov al posto delle lance a tracolla di busti nudi, come è possibile che un’arma diventi facilmente di uso comune e non una pentola, un cucchiaio, un sandalo? Difficile da capire quando sei lì, e intuisci intelligenze, forza fisica ed una straordinaria bellezza .
Visitiamo anche un lago salato in un vulcano, uomini obbligatoriamente nudi tirano fuori dall’acqua melma nera salata. Con un bastone prima, immergendosi poi. Melma pesantissima che viene portata sulla pista da dei muli. La fatica umana ed animale non solo è palpabile ma è sconcertante, provo a chiedere perché non si fa essiccare la melma e non la si trasporta più leggera, mi rispondono che è una bella idea e continuano a caricare pesi pazzeschi sui muli……da sempre e forse per sempre.
Potrei riempire altre dieci cartelle con questi esempi ma vorrei finire con una speranza e con i colori di una nazione..
La speranza sta nelle Ong che mi sono sembrate adeguate e realiste nei loro impegni e sta anche nell’acqua perché in Etiopia la si può trovare, la si può razionalizzare e può aiutare un minimo sviluppo.
Il colore sta nei succhi di frutta a strati che non ho visto neanche a Miami, nei mercati dove gli alimenti erano pochissimi ma senza additivi, coloranti, ecc., sta negli occhi dei bambini che sopravvivono ed hanno la luce della volontà e della forza.
A me rimane una salutare immersione nell’essenzialità ed un ritorno più consapevole…….non è molto, non è poco… sta a me farne tesoro