Per il Cantastorie, lo spazio, a lui piu' congeniale, e' la piazza e soprattutto le fiere, dove trova un rapporto diretto con vecchi e giovani, come e' nella tradizione ( una tradizione che e' antichissima e risale al medioevo, con i suoi menestrelli ed i suoi "clerici vangantes" ). Guardare al passato non vuol dire compiere un'operazione nostalgica; significa piuttosto osservare il mondo di ieri con un occhio attento al presente. E, in questo senso, essi svolgono da sempre un'attivita' esemplare: cantare le vicende tristi e liete dell'umanita' di ieri e di oggi. Forse i cantastorie sono i "giornalisti" piu' antichi; il loro girovagare di continuo fra paesi piccoli e grandi, tra nazioni e continenti, ne ha fatto dei "corrieri" tra i piu' vivaci e dei "diffusori" di notizie tra i piu' efficaci. In una societa' in cui l'analfabetismo imperava e l'oscurantismo era favorito, con il solo aiuto della chitarra e dei "cartelloni", essi sono stati preziosi e coloriti "veicoli" di comunicazione tra le genti. per molto tempo hanno sostituito i giornali, la radio, la televisione in tempi in cui questi mezzi di comunicazione non esistevano... Oggi anche nel piu' sperduto villaggio l'informazione non viene piu' a mancare ma il cantastorie assolve ancora al suo compito, quello cioe' di "commentatore" di fatti di sangue e di mafia, di gioia e di dolore dei piccoli momenti della vita di tutti i giorni e dei grandi avvenimenti di portata mondiale. I cantastorie, per loro fortuna forse non sono entrati a far parte del "business" discografico o televisivo; non si sono ancora sufficientemente adulterati e ancora poggiano la loro efficacia sulla forza del dialetto e della comunicazione diretta.