Capitale e cuore di una regione guerriera non piegò sotto l’urto ferrigno e per diciannove mesi oppose invitta resistenza all’oppressore sdegnando le lusinghe e ribellandosi alle minacce. Rifiutò compromessi, tregue e accordi indegni che avrebbero offuscato la limpidezza delle sue nobili tradizioni e si eresse, con la stessa fierezza dei padri, nuovo baluardo alla continuità e all’intangibilità della Patria. Centro pulsante di vitale linfa, alimentò le sue formazioni partigiane che, senza distinzione di parte, nel piano, sui monti e per le valli opposero i petti dei giovani figli alle dilaganti orde che non riuscirono a portare il ludibrio nelle contrade, nelle case, nelle officine, ove lavoro e onore erano atavico vessillo d’onesta fede e di sacro amore di Patria. Tutto il suo popolo in armi, dopo aver fieramente rifiutato, nonostante minaccia di nuovi massacri e distruzioni, il libero passo al nemico in ritirata, unito in un supremo sforzo che fece di tutti i cuori, un solo cuore pulsante del più nobile ardore, travolgeva ed abbatteva per sempre la tracotanza nazifascista. 11 impiccati, 271 fucilati, 12.000 arrestati, 20.000 deportati, 132 caduti e 611 feriti in fatti d’arme, sono il sublime contributo di sangue e di martirio sacro patrimonio alle generazioni future che ha infiorato la dura e radiosa via della redenzione e della libertà. 8 settembre 1943-25 aprile 1945.