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    Nereo Rocco - Dedicato al "Paron"  (1857 Click)
    Dal canale You Tube VideoStorieDiCalcio. L'umanità e il buon senso di uno dei più grandi Mister
    02/08/2009
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    Calcio
     

    Il coccodrillo di Gianni Brera

    Nereo Rocco OMRI (Trieste, 20 maggio 1912Trieste, 20 febbraio 1979) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano.

    Ha militato, nel ruolo di mezzala, nella Triestina (235 partite e 62 reti in Serie A), poi nel Napoli (52 partite e 7 reti in massima divisione), e nel Calcio Padova in Serie B,(47 partite e 15 reti).Per un breve periodo, nel dopoguerra, fu allenatore - giocatore della Libertas Trieste, nella allora Serie C.

    Rocco indossò anche in un'occasione la maglia della Nazionale: Vittorio Pozzo lo schierò nella partita di qualificazione ai mondiali del '34 disputata il 25 marzo 1934 a Milano e vinta dagli azzurri per 4-0. Pur facendo parte del gruppo che affrontò il ritiro in previsione del torneo, alla fine Rocco non risultò nella rosa dei convocati per il mondiale.

    In totale Nereo Rocco ha disputato in massima serie 287 gare in 11 campionati, segnando 69 gol.

    Da allenatore Rocco è passato alla storia del calcio come colui che introdusse in Italia il "catenaccio", il modulo tattico prettamente difensivo ideato in Svizzera negli anni Trenta. L'allenatore triestino sperimentò questo assetto già durante la sua carriera da giocatore, quando giocò nel ruolo di libero nella squadra della Libertas, negli anni dell'immediato dopoguerra. In un'amichevole contro la più quotata Triestina, Rocco riuscì ad infliggere una clamorosa sconfitta agli alabardati, che lo prenotarono per l'anno seguente. La Triestina, finita ultima nella stagione 1946/47 e ripescata per via della difficile situazione in cui versava la città nel dopoguerra, grazie al nuovo giovane tecnico e alla nuova tattica che prevedeva il battitore libero, arrivò addirittura a classificarsi seconda dietro al Grande Torino. Con questo risultato iniziò la storia di Nereo Rocco allenatore.

    Burbero, severo e - a parole - mai soddisfatto dei suoi giocatori, Rocco si relazionava con loro come un padre scorbutico ma estremamente affettuoso: abituato ad esprimersi nella sua colorita parlata triestina, venne quasi subito soprannominato "el paròn", "il padrone", soprannome che lo accompagnò per sempre.

    Dopo due buoni ottavi posti nelle stagioni seguenti, 1948/49 e 1949/50, Rocco venne allontanato dalla Triestina per ragioni mai del tutto chiarite ed assunto dal Treviso, in serie B. Dopo tre stagioni anonime con i trevigiani, Rocco venne richiamato alla guida della Triestina in Serie A, ma ancora fu esonerato dopo un pesante 0-6 casalingo patito contro il Milan.

    Rocco non rimase però disoccupato a lungo: fu infatti chiamato a salvare un malcapitato Padova, relegato nei bassi fondi della cadetteria, pur avendo in rosa giocatori di categoria. Dopo una salvezza insperata, Nereo Rocco preparò il suo Padova per il grande salto in serie A, che avvenne nella stagione successiva 1954/55. Nella sessione acquisti estiva Rocco fece acquistare Blason, già con lui nella Triestina che si piazzò seconda, Moro e Azzini, destinati a diventare suoi fedelissimi. Nella stagione 1957/58 il Padova si classificò terzo e negli anni successivi continuò a piazzarsi sempre nelle zone medio - alte della graduatoria.

    Dopo aver allenato la nazionale olimpica, Rocco fu ingaggiato dal Milan, dove vinse lo Scudetto al primo tentativo. Grande protagonista di quella stagione fu il diciannovenne Gianni Rivera. Nella stagione successiva (1962/63), Rocco mise in bacheca la prima Coppa dei Campioni del Milan e del calcio italiano, battendo a Wembley il Benfica di Eusebio. Dopo questi trionfi, Rocco finì al Torino, guidandolo per 3 stagioni, con l'acuto del terzo posto nella stagione 1964/65, per poi assumere l'anno successivo sempre coi granata nella stagione 1966/67 il ruolo di direttore tecnico . All'inizio della stagione 1967/68 Rocco fu ingaggiato nuovamente dal Milan con il quale conquistò nuovamente lo scudetto e, nello stesso anno, la Coppa delle Coppe. La stagione seguente fu ancora il turno del massimo alloro europeo mentre, in quella ancora successiva, dopo una memorabile sfida in Argentina contro l'Estudiantes, gli riuscì di conquistare la Coppa Intercontinentale che al Milan era sfuggita nel '63.

    In quegli anni Rocco consacrò definitivamente il talento di Rivera; inoltre el Paròn rivalutò gente come il portiere Fabio Cudicini, suo concittadino, e l'anziano svedese Kurt Hamrin, già fromboliere con lui a Padova.

    Dopo aver guidato i diavoli per altre tre annate, vincendo ancora una Coppa delle Coppe nel 1972/73 e la Coppe Italia nel 1972 e nel '73, l'allenatore triestino lasciò il Milan a febbraio 1974 per divergenze con la dirigenza. Passò quindi alla Fiorentina che sperava, unendo l'esperienza dell'allenatore triestino al talento e all'energia di alcuni giovani emergenti quali Antognoni, Caso, Della Martira, Desolati, Guerini, di poter lottare per lo scudetto. I risultati furono però deludenti, con un ottavo posto finale in campionato, e Rocco lasciò la panchina gigliata a fine maggio 1975, proprio prima della fase finale di Coppa Italia che i viola vinsero. Ricoprì successivamente il ruolo di direttore tecnico nel Padova e per due stagioni nel Milan, per poi tornare in panchina nel 1977 dopo l'esonero di Giuseppe Marchioro. Vinse la coppa Italia edizione 1976-77. Rocco morì il 20 febbraio 1979 nell'Ospedale Maggiore di Trieste dopo una breve malattia.

    Rocco detenne a lungo il record di presenze come allenatore in serie A, battuto solo nel 2006 da Carlo Mazzone.




     
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