Dobbiamo difendere il Filadelfia non solo in nome della nostalgia, del romanticismo più sincero, ma anche in nome di una diversa visione dello sviluppo urbano, sociale, culturale. Gli enti pubblici hanno compreso da anni l’importanza del recupero dei Luoghi. Stanno (o meglio, stavano, prima della crisi) investendo parecchio in questo settore: valorizzazione di vecchie aree industriali, per esmepio, spesso accompagnate da progetti culturali interessanti, con ricadute non soltanto sulla cultura ma anche sul turismo. In questo senso, le possibilità della storia granata sono quasi infinite, potrebbero aggiungere alla città un elemento di ricchezza ulteriore. Occasione perduta ma forse non per sempre. Questa non è la battaglia di una tifoseria allo sbando che vorrebbe uno stadio piuttosto che un altro. E’ la battaglia di una comunità che non ha ancora perso del tutto identità, e resiste per se stessa e anche un po’ per gli altri. Che intravede nelle radici, nei luoghi, una speranza per far tornare le generazioni ad arricchirsi reciprocamente, generando allo stesso tempo epica e ironia (le due grandi assenti, quando il tempo libero è soltanto spingere un carrello). Il Fila non è soltanto passato, celebrazione, memoria. Ma è un ponte sul futuro, è un’idea molto più moderna e interessante di quella del supermercato, luccicante, ma intimamente superata. L’inceneritore sarà rigorosamente inaugurato nel 2011, dicevamo. Il problema di centocinquanta anni fa, fare gli Italiani, è stato solo in piccola parte risolto. L’astronave darà il suo contributo, accogliendo frotte di concittadini speranzosi di vincere e comperare. Speriamo, almeno, che questa volta non esagerino con il fare tutte e due le cose insieme. marco.peroni@toronews.net