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L'uomo che verrà di Giorgio Diritti
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La strage di Marzabotto in un film assai toccante
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15/02/2010
pa.ce.2006
Varie
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Aranciafilm e Rai Cinema presentano un film di
GIORGIO DIRITTI
Vincitore dei seguenti premi al
Festival Internazionale del Film di Roma 2009 :
GRAN PREMIO DELLA GIURIA MARC'AURELIO D'ARGENTO
PREMIO MARC'AURELIO D'ORO DEL PUBBLICO AL MIGLIOR FILM - BNL
PREMIO "LA MEGLIO GIOVENTÙ"
USCITA IN SALA: 22 GENNAIO 2010
Via Castiglione, 4 40124 – Bologna Tel. +39 051 6569657 Fax +39 0515883723
www.uomocheverra.com
L’UOMO CHE VERRÀ di Giorgio Diritti
Italia, 2009 – colore, 117’, 35mm Cinemascope v.o.: dialetto bolognese, con sottotitoli italiano
Cast tecnico
Regia Giorgio Diritti
Soggetto Giorgio Diritti
Sceneggiatura Giorgio Diritti
Giovanni Galavotti
Tania Pedroni
Fotografia Roberto Cimatti
Scenografia Giancarlo Basili
Costumi Lia Francesca Morandini
Suono di presa diretta Carlo Missidenti
Montaggio Giorgio Diritti
Paolo Marzoni
Organizzatore Franco Pannacci
Musiche Marco Biscarini
Daniele Furlati
Produttori Simone Bachini
Giorgio Diritti
Produttori Associati Tania Pedroni
Borgatti Edizioni Musicali
Una coproduzione Aranciafilm e Rai Cinema
Con il supporto del Programma MEDIA dell’Unione Europea,con la partecipazione di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, con il sostegno di Regione Toscana e Toscana Film Commission,con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Cineteca di Bologna.
IL FILM, RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE NAZIONALE, HA RICEVUTO IL FINANZIAMENTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI.
Cast artistico
Maya Sansa Lena
Alba Rohrwacher Beniamina
Claudio Casadio Armando
Greta Zuccheri Montanari Martina
Stefano Bicocchi il Signor Bugamelli
Eleonora Mazzoni la Signora Bugamelli
Orfeo Orlando il mercante
Diego Pagotto Pepe
Bernardo Bolognesi il partigiano Gianni
Stefano Croci Dino
Zoello Gilli Dante
Timo Jacobs Ufficiale medico SS
Germano Maccioni Don Ubaldo
Thaddaeus Meilinger Capitano SS
Francesco Modugno Antonio
Maria Grazia Naldi Vittoria
Laura Pizzirani Maria
Frank Schmalz Ufficiale Wehrmacht
Tom Sommerlatte Ufficiale SS
Raffaele Zabban Don Giovanni
La sinossi
Inverno, 1943. Martina ha 8 anni, vive alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna, è l'unica figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere. Anni prima ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare. Nel dicembre la mamma rimane nuovamente incinta. I mesi passano, il bambino cresce nella pancia della madre e Martina vive nell'attesa del bimbo che nascerà mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto.
La storia
Monte Sole, cenni storici
Sulla fine del 1943, dopo l’armistizio firmato dal re e Badoglio con gli alleati, l’Italia è divisa in due, occupata a sud dall’esercito anglo-americano, al centro e al nord dai tedeschi, che hanno anche liberato Mussolini e lo hanno posto a capo di uno stato fantoccio, la cosiddetta Repubblica di Salò. È in questo periodo che nella zona di Monte Sole, compresa tra il corrente Setta e il fiume Reno, a una trentina di chilometri a sud di Bologna, comincia spontaneamente a formarsi una brigata partigiana, la Brigata Stella Rossa. I partigiani sono i figli e i fratelli dei contadini che abitano la zona e lavorano la terra a mezzadria per conto dei proprietari terrieri, che in genere stanno in pianura. Il territorio è boscoso, il terreno difficile da coltivare e i raccolti scarsi. Le famiglie, spesso numerose, fanno sempre più fatica perché il fascismo prima e la guerra poi le hanno rese ancora più povere di quanto non fossero già. I partigiani incarnano un atteggiamento di ribellione diffuso e nei mesi successivi con le loro azioni di guerriglia creano grossi problemi a tedeschi e fascisti, già incalzati dall’avanzata dell’esercito anglo-americano. Il 29 settembre del 1944 le SS scatenano nella zona una rappresaglia senza precedenti che prosegue nei giorni successivi, mettendo a ferro e fuoco il Monte Sole. Circa 770 persone, per lo più bambini, donne e anziani, vengono massacrate: un eccidio immane rimasto nella storia come “la strage di Marzabotto”, dal nome del comune a cui appartiene la maggior parte del territorio.
Progetto per un film sulle vicende di Monte Sole
Alcuni anni fa è iniziato un lungo lavoro di ricerca per realizzare un film che narrasse il dramma della strage avvenuta sull’Appennino bolognese nelle borgate circostanti il Monte Sole, nei comuni di Marzabotto, Vado-Monzuno e Grizzana-Morandi, conosciuta nella cultura comune e scolastica come la strage di Marzabotto. Un eccidio cruento e di particolare ferocia in cui vennero annientate circa 770 persone, per la maggior parte donne, bambini e anziani.
L’approccio ad un film di tale importanza storica non è stato semplice. A distanza di sessanta anni da quei tragici eventi tutto appare sfocato dal tempo, si sente il peso della storia, si avvertono ancora faziosità, differenti interpretazioni o strumentalizzazioni politiche. Il lavoro di ricerca sulla bibliografia già esistente, unito ad una raccolta di testimonianze dirette, in collaborazione con l’Istituto Storico per la Resistenza “Parri” di Bologna, ottenute con interviste ai sopravvissuti alla strage e a partigiani, ha progressivamente messo in luce l’importanza di non dimenticare tale sacrificio e soprattutto ha riportato ai nostri occhi volti, racconti, persone, famiglie.
“L’uomo che verrà” vuol essere un film sulla guerra vista dal basso, dalla parte di chi la subisce e si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della storia che sembrano dimenticare le vite degli uomini. Un racconto cadenzato nei nove mesi d’attesa per la nascita di un bambino in un’umile famiglia di contadini: la loro speranza, filtrata dallo sguardo di innocente ingenuità, di stupore e di scoperta di Martina, la sorellina di 8 anni. Le vicende della guerra e della Resistenza si fondono man mano alla quotidianità in una faticosa convivenza che non intacca però il senso di speranza nel futuro e che pare ad una svolta positiva con l’imminenteliberazione degli alleati. Ma gli eventi hanno un corso diverso e proprio il giorno in cui il bambino viene alla luce, le SS scatenano nella zona una strage. In questa tragedia disumana,la piccola Martina si rende protagonista di un percorso di speranza.
Nel film, nello scenario suggestivo dell’Appennino, si racconta di uomini, donne e bambini, del loro vivere quotidiano, dove ad un certo punto le schermaglie del conflitto mondiale si inseriscono tra borgate e casolari, come un fenomeno abnorme, inspiegabile. L’evolversi dei racconti è l’evolversi di quei tempi, dove la grande “Storia”, quella che troviamo nei libri e negli studi accademici, entra nelle case, sui sagrati, nelle chiese, ed uccide.
Dalla ricostruzione delle vicende emerge come protagonista una comunità che, al di là degli episodi legati alle formazioni partigiane, oppone allo strapotere nazista una resistenza che, come cita don Giuseppe Dossetti nell’introduzione bibliografica al libro “Le querce di Monte Sole” di Monsignor Luciano Gherardi,
“… è innanzitutto un atteggiamento morale, una rivolta interiore contro ogni prevaricazione, ogni violenza eretta a sistema, ogni sopruso, ogni ingiustizia, ogni ricatto. È tenace affermazione dei diritti dell’uomo, di ogni uomo, volontà di pace nella libertà; testimonianza di solidarietà umana al di sopra di ogni discriminazione; sfida dell’amore all’odio, della fede alla disperazione, della vita alla morte”.
Gli eventi narrati vogliono essere testimonianza di grandissimo valore morale, ci consegnano per immagini la sintesi del desiderio e del bisogno della solidarietà nelle convivenze umane, e ci restituiscono il senso delle cose “che contano”, ridanno valore ad una stretta di mano, ad uno sguardo, ad una preghiera, al cibo, all’amore, e tutto questo schiacciato, represso, ma anche “valorizzato” nella contrapposizione alla crudeltà delle SS. Ciò che hanno perpetrato i tedeschi è frutto indiscutibilmente di freddezza, raziocinio e di una precisa “educazione”. L’educazione è significativamente alla base dell’agire dell'uomo e nello sviluppo della società civile, portare quindi in un film i fatti di Marzabotto significa mantenere vive e vigili le coscienze degli uomini e anche educare le presenti e le future generazioni affinché un domani un’altra ideologia non trasformi il senso della vita annientando le coscienze. Un’occasione per rilanciare la necessità di dialogo e comprensione; una voce data agli innocenti cui hanno rubato la vita, ai martiri dei conflitti che da allora si sono sussegui i fino ad oggi, perché dal loro sacrificio ogni uomo si senta responsabile e si attivi per il miglioramento della società e in ognuno nasca un forte bisogno di pace.
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