Da NUOVI STRUMENTI
Dopo ventotto anni lascio la direzione di questo giornale, insieme alla Direzione del CSI-Piemonte. Nuovi Strumenti ha seguito negli anni l’evoluzione del CSI e del mondo dell’informatica, svolgendo un lavoro di informazione sui progetti del Consorzio e, più in generale, sull’innovazione nelle Pubbliche Amministrazioni del Piemonte. Scorrendo la raccolta dei numeri del giornale si capiscono i molti cambiamenti che il CSI ha governato, cambiando a sua volta natura e organizzazione.
Oggi il CSI è un grande valore per la nostra Regione, apprezzato a livello internazionale. Personalmente, sono orgoglioso del lavoro di tutti questi anni, e dei buoni risultati anche dal punto di vista aziendale (il bilancio2009 si chiude con un ottimo risultato, superiore alle previsioni iniziali, nonostante la contrazione degli affidamenti regionali). Ma è soprattutto il valore del “progetto CSI” che mi dà serenità pur nell’amarezza per il modo (che “ancor mi offende”) della mia sostituzione.
Un’azienda pubblica, con la missione di aiutare il pubblico a migliorare, che ha realizzato progetti all’avanguardia. Al servizio dello Stato, e non solo del Governo.
Un’azienda socialmente responsabile, secondo la lezione di Adriano Olivetti, che si preoccupa dei suoi lavoratori e di quelli delle aziende esterne che con lei collaborano, più di 2000 persone in totale. Che investe nella formazione ed ha aperto un bellissimo asilo nido.
Un’azienda che ha saputo fare sistema sul territorio, aprendo sedi ad Alessandria, Cuneo e Novara e facendo nascere realtà come CSP, TOP-IX, CIC. Che non è rimasta chiusa nei confini piemontesi, ma ha avviato collaborazioni con molte altre Regioni, aiutando le imprese del Piemonte a uscire a loro volta.
Un’azienda che sostiene la cultura a Torino, che investe nella ricerca, che ha avuto dal mondo universitario l’apporto di grandi Presidenti come Valentino Castellani, Luciano Gallino, Giovanni Zanetti.
Questo ho costruito negli anni, aiutato da tante persone e guidato dalle istituzioni locali: ricordo l’impegno di molti politici, a partire da Aldo Viglione che volle la nascita del Consorzio, fino a Enzo Ghigo che lo ha fatto crescere alle dimensioni attuali.
Avrei voluto completare la riorganizzazione avviata negli ultimi tempi, ma non mi è stato concesso, nonostante i risultati della nostra storia. Così, devo salutare oggi, con affetto e riconoscenza, tutti voi, pazienti lettori. Perché forse, come disse un grande rivoluzionario più di due secoli fa, “non è giunto ancora il tempo in cui gli uomini onesti possano servire la patria impunemente”.