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    Stranieri diventano imprenditori  (1602 Click)
    Nel campo alimentare aziende condotte da immigrati in Italia
    24/05/2010
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    Il giornalista Vittorio Castellani, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Chef Kumalé festeggia il successo della sua candidata Edith Elise Jaomazava, la "Regina delle Spezie" giudicata miglior imprenditrice straniera in Italia dalla giuria del MoneyGram Award 2010 e commenta a caldo la notizia della vittoria...

     "A Torino, come in molte altre città italiane esistono tantissime realtà imprenditoriali gestite da immigrati, che tra mille difficoltà e lontane dai riflettori, svolgono con dedizione e grandi sacrifici il loro lavoro, spesso nel  ondo del food, contribuendo in modo sensibile allo sviluppo economico anche del nostro paese. Peccato che nelle pagine dei giornali si parli troppo spesso solo di sequestri dei Nas e altri "fattacci" e quasi mai di realtà come quelle che ho candidato al premio Money Gram e che con fatica inenarrabile riesco a far conoscere attraverso le riviste con le quali collaboro e nelle manifestazioni che organizzo...
    Spero che il riconoscimento attribuito a Edit possa accendere un diverso interesse verso questa realtà invisibile ai Media e alle Istituzioni. Eventi come Terra Madre sono molto importanti per sensibilizzare sulle problematiche dei paesi in via di sviluppo, ma non posso non denunciare il vuoto d'iniziative pubbliche e private volte a sostenere, accompagnare, promuovere e comunicare quello che rappresenta già un settore importante della nostra economia, come le storie e le culture delle genti appassionate di paesi lontani che vivono e lavorano nelle nostre città, a volte in modo eccellente, come dimostra la case history di Edith e degli imprenditori che ho segnalato..."

    Edith che gestisce a Moncalieri, alle porte di Torino, un'azienda che importa la migliore vaniglia Borbon direttamente dal Madagascar, era stata segnalata da Chef Kumalé, nel mese di aprile 2010, insieme ad altri due imprenditori stranieri residenti a Torino, agli organizzatori del MoneyGram Award 2010 che avevano chiesto al giornalista "gastronomade", profondo conoscitore di questi "mondi" e culture di candidare per il premio nazionale indetto dalla celebre società di money transfer, l'attività imprenditoriale di alcuni aziende piemontesi gesite da migranti.

    Edith Elise Jaomazava è nata in Madagascar nel 1970, sposata, con 4 figli, nel 2004  vive in Italia dal 1997, a Moncalieri. Sei anni fa ha fondato la SA.VA, un'azienda specializzata in import e commercializzazione di spezie coltivate da generazioni nella provincia malgascia di Sambava.
    La Sa.Va è una realtà imprenditoriale, che dà lavoro a molte persone, impiegate nelle aziende agricole dei coltivatori diretti di spezie in Madagascar. Scopo della Sa.Va è creare un mercato estero per spezie di alta qualità e provenienza diretta, che soddisfino una domanda sempre crescente di prodotti naturali, come il caso della “vaniglia bourbon”, soppiantata dagli anni '80-'90 dalla vaniglia sintetica a causa del forte incremento dei prezzi subito da questa spezia. «Assumo solo lavoratrici stranieri» ha detto in un'intervista rilasciata rilasciata al momento della sua incoronazione a Roma questo giovedì. «Oltre ad essere il loro capo, spesso faccio anche da mamma. Le consolo nei tanti momenti di difficoltà che gli stranieri incontrano quando cercano fortuna in Italia. Quando posso, cerco anche di provvedere ai documenti e ai permessi di soggiorno delle mie dipendenti».

    A Edith Elise Jaomazava era stata dedicata alcune settimane fa una segnalazione sulla rubrica Mappamondo che Chef Kumalé cura da undici anni sulle pagine dell'inserto torinese Torino Sette, allegato al quotidiano LA STAMPA ed è stata coinvolta in due iniziative organizzate dal giornalista gastronomade: Pausa Speziata a Palazzo Trecchi (Cremona ) ad aprile e in occasione di un laboratorio sulle spezie ospite della manifestazione “L'uomo con la Valigia: piccola storia del bagaglio”, in programma al Borgo medioevale di Torino a maggio.

    Le candidature di Chef Kumalé al MoneyGram Award 2010

    Edith Elise Jaomazava
    Circondata dal profumo ed i colori delle spezie nel suo magazzino coloniale è la regina di… Sava; un'impresa tutta al femminile che importa direttamente dal 2004 a Moncalieri, dai produttori di Sambava, nel nord-est del Madagascar le migliori spezie di questa splendida isola, immersa nel blu dell'Oceano indiano. Il mondo delle spezie accende da sempre la passione di cuochi e “nasi”, che si servono di questi piccoli ed esclusivi gioielli della natura per vivacizzare i loro piatti e profumi. Ma in Italia trovare spezie di qualità, per freschezza, intensità aromatica e gusto, non è cosa semplice… lo sanno bene i grandi chef che per procacciarsi le loro “droghe” da cucina devono scovare grandi intenditori e appassionati come Edith, e contendersi i piccoli quantitativi che giungono direttamente dai campi di coltivatori diretti di terre lontane che rinunciano a pesticidi e OGM nel nome della salubrità e qualità dei loro prodotti. La denominazione Sava, trae origine delle iniziali delle quattro città principali del distretto Sambava: Antalaha, Vohémar e Andapa dalle quali Elise Jaomazava importa quella che è ritenuta la miglior vaniglia al mondo, la varietà Bourbon, caratterizzata da un intenso profumo e da un elevato tenore di vanillina, di aspetto marrone scuro tendente al nero, morbida e flessibile al tatto. “Per assicurarsi la miglior vaniglia, oltre all'intensità del profumo bisogna scegliere i bacelli grassi, lucidi e oleosi, che devono essere morbidi al tatto e flessibili, si devono poter piegare senza che la stecca si spezzi!” spiega la nostra maga delle spezie. Sava vende i suoi prodotti all'ingrosso, ma su appuntamento può soddisfare anche piccoli ordinativi di privati, proposti in provette, barattolini e in raffinate confezioni. Nel suo deposito troverete anche eccellenti varietà di chiodi di garofano, cannella, cardamomo, pepe rosso, curry, fienogreco, chili, aneto e alcune curiosità come il pregiatissimo pepe selvatico di Voatsiperifery. Un luogo davvero speziale!
    SAVA Spezie
    Via Villafranca 7, Moncalieri (TO)
    Tel. 011/643459


    Demir Ergulu
    Quartiere che vai kebaberia che trovi, oggi lo spiedone rotante di origine turca, meglio conosciuto come döner kebap,  si è conquistato i favori del pubblico giovanile in ogni angolo della nostra città, diventando così l'avversario numero uno dell'hamburger, simbolo del fast food a stelle striscie. Ma se la quantità di locali che propongono questa specialità, spesso abbinata alla pizza nostrana, certo non manca, è sulla qualità delle materie prime e delle tecniche di lavorazione adottate che rimangono le perplessità più forti. La quasi totalità dei kebab che si possono gustare in città sono infatti realizzati industrialmente in Germania, con carni di dubbia provenienza e non certo di prima scelta, insaporite con dosi inverosimili di pepe, per nasconderne i difetti e quindi surgelate, pronte per essere distribuite in ogni angolo della nostra vecchia Europa. Alcuni marchi propongono i loro prodotti in catene di franchising, istruendo i gestori alle tecniche di cottura e taglio dello spiedone, ma a giudicare dai brandelli di carni “massacrate” con il rasoio rotante che ha sostituito il classico coltello, utilizzato sapientemente come una lunga spada tagliente e soprattutto da cotture spesso esagerate, quello che ci viene proposto da questi locali standardizzati non fa certo onore all'arte antica del “kebabbaro”. Ma per fortuna in mezzo a tanta macelleria industriale c'è chi fa della qualità il suo vanto, è il caso di Demir, turco DOC, che nel suo bel chiosco in legno e vetrate pubblicizza a caretteri cubitali il suo döner, preparato rigorosamente con carni piemontesi selezionate e comunque macellate in osservanza del rito coranico, quindi halal. Per rendersi conto della differenza basta sostare di fronte alle sue vetrine per osservare la forma e la dimensione dei suoi rotoloni, che non hanno nulla da invidiare a quelli che si potrebbero gustare passeggiando nel quartiere di Taksim, a Istanbul. Per provare qualcosa di diverso ordinate un Iskender kebap, una variante inventata nella città di Bursa da Iskender Efendi nel lontano 1867.
    Kebaberia turca Da Demir
    Piazza Adriano 6f
    Tel. 011-5695043

    Cristofor Mihai
    Cristofor Mihai ha 38 anni, fa il grossista ed è titolareda qualche anno di una ditta a Torino, la Romanian Trade Srl. Rifornisce con prodotti romeni 173 punti vendita alimentari in tutta Italia, isole comprese. Un business in continua crescita. «Nel2005 il fatturato è stato di 650mila euro—racconta Mihai—e l’anno scorso siamo arrivati a 1 milione 186mila euro. Quasi un raddoppio. Forniamo circa 150 prodotti, dalla birra al vino, spezie, formaggi e salumi». Quasi tutto arriva dalla Romania. «Cibi e bevandefiniscono per l’80% in negozi alimentari rumeni. Per il resto gli acquirenti sono botteghee ristoranti italiani con dipendenti o clientela rumena». Arrivato a Torino11 anni fa da Bacau (come la maggior parte della numerosa comunità romenache conta 25.688 residenti a fine 2006), Mihai inizia comevenditore ai mercati generali. L’idea dei "prodotti etnici" arriva per caso. «Il lavoro al mercato mi consentiva di guadagnare bene, ma mi costringeva a una vita davvero dura—spiega— con sveglia a mezzanotte e rientro a casa all’una di pomeriggio. Allora ho deciso di aprire un negozio di frutta e verdura, affittando una parte del locale a un discount frequentato da miei connazionali. Le prime richieste che mi sono arrivate erano di casse di vino, che ho iniziato a vendere al negozio e poi anche ai commercianti del mercato di Porta Palazzo».
    Il giro di importazioni dalla Romania comincia presto ad allargarsi. «All’inizio mi appoggiavo a una ditta italiana. Gli affari andavano Bene e a fine 2004 ho deciso di mettermi in proprio e fondare La Romanian Trade».Tre dipendenti romeni e un sistema di lavoro basato sulle consegnetramite corriere. «Siamo stati, per certi versi, dei precursori nel campo dei prodotti alimentari rumeni— conclude Mihai—da un anno e mezzo è arrivata un po’ di concorrenza, ma la cosa non mi preoccupa molto. Siamo cresciuti lo stesso. Il mercato tira e c’è spazio per tutti». Tornare in Romania? Mihai non vuole sentirne parlare. «Ho messo l’anima in questa azienda—conclude—l’ho fondata e l’ho vista crescere. Vivo a Torino con mia moglie rumena, qui è nato mio figlio. Riesco a immaginarmi per ora solo in Italia». "Tratto da IlSole 24 Ore"
    Romanian Trade



     
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