Dall’oratorio,dalle panchine,dai divani.
Ho allenato squadre in cui giocare a carte il sabato sera era diventato il momento più importante del nostro stare insieme. Questo articolo è il seguito di “Baci di Busca, ragazzi di strada”, ne spiega il titolo ed è un avvio di riflessione sulla nostra “aggregazione”
Quando Iacopo ci portò negli spogliatoi, e una seconda volta prima della finale provinciale, la confezione con i Baci di Busca io apprezzai molto. Era un modo simpatico, pudico, molto piemontese, di ringraziare per l’accoglienza ricevuta al lancia.Un ragazzo delle valli, studente perbene, era stato spesso gradito ospite in un gruppo di ragazzi tutto particolare e immersi nella loro prima cavalcata vincente. Questo ragazzo schivo aveva assistito in silenzio gli alti e bassi di uno spogliatoio senza assistere all’atto clou settimanale, la partita, ed era questo che mi colpiva.
Avevamo gia fatto, dopo caprie, una grigliata a casa di paolo di cui poco scrissi per l’immensa grandiosità dell’evento. Avremmo fatto a giugno una seconda grigliata questa volta dopo la vittoria di givoletto, sfatti dalla gioia ed ebbri non solo di felicità.
L’evento aggregativo, naturale dopo una vittoria cosi improbabile, si consegnava alla memoria come qualcosa che non era lecito sperare superabile in quanto ad emozione e pienezza dell’evento. Ho ancora la bottiglia di vodka che paolino mi passò scendendo dalla macchina e che, salendo le scale di casa, mi ricordò la vodka nello spogliatoio del torneo benucci.
Ben sapevo che sarebbe stata di nuovo impresa improba il confrontarsi, in una categoria superiore, con una stagione stupenda e da molti ritenuta irripetibile. Solo le squadre veramente forti, quelle che hanno un anima vera, sono capaci di confermarsi rimettendosi in gioco alla ricerca di nuovi successi.
Il piccolo mito conseguito, di piccola squadra di amici che batte squadre di giocatori più forti e per giunta pagati, era una sirena così forte per molti che erano arrivati, grazie al loro coraggio, ben al di là di quelle erano le giuste e normali ambizioni di partenza.
Dei 18 giocatori che hanno vinto il campionato tre erano da tempo al da giau, due arrivavano da società, tredici arrivavano da interruzioni della loro carriera o addirittura, come giovanni, dall’ assenza di qualsiasi esperienza nel calcio giovanile.
Arrivavano dall’oratorio, dalle panchine, dai divani e il motivo che li animava era andare a giocare con i propri amici.
Sarebbe stato quindi naturale appagarsi per le vittorie raggiunte, aggrapparsi all’irripetibilità dell’evento, vivacchiare tenendo lo sguardo a non retrocedere.
Uno dei pericoli più grossi che avevamo davanti come squadra era proprio la sirena aggregativa. Amici d’infanzia, sparsi per anni, avevano di nuovo, ora, affiatamento, spirito comune e voglia di stare insieme.
Presi due decisioni col cuore in gola e sapendo che su queste saremmo potuti cadere. Incentivai gli strumenti informatici per consentire lo svolgimento di un fantacalcio promosso e organizzato da ciro, invitai alla grigliata di fine anno, al da giau, i nostri tifosi. Entrambe le iniziative erano cariche di rischi. Palesi quelle con ragazzi semi sconosciuti che improvvisamente erano balzati sulle nostre tribune, più subdole e paralizzanti quelle che consegnavano al maitre dell’aggregazione il massimo di espressione.
Come la storia sia andata molti lo sanno e speriamo che la primavera lo chiarisca ancora meglio.
Domenica 9 Dicembre molti di noi sono andati a un appuntamento con la propria storia e il proprio passato contro quella società che è stata “maestra” di aggregazione. In via dei gladioli questa nostra miscela di giocatori aggregativi e dai forti sentimenti sarebbero potuti andare in corto circuito con le loro emozioni dopo tanti anni di storie ottime e pessime col cit turin.
Il risultato sul campo e lo stile consueto, espresso anche in tale circostanza, ci lanciano verso una primavera che speriamo bella.
I goal possenti di Giacomo, la liberatoria esultanza di miky, il rammarico per il risultato sfumato,l’afflato dell’abbraccio col nostro pubblico al termine del campionato più difficile, i saluti calorosi degli avversari, tutto ciò era appena terminato e, in uno spogliatoio stracolmo, un doppio volantino ha circolato: la terza grigliata per la domenica successiva e un torneo di play il sabato. Con eleganza venivano ritessuti fili aggregativi che non ci spaventano ma ci spronano a nuove imprese .
Presente l’esule di via spazzapan, nella baita di paolo, il 16 abbiamo fatto la terza grigliata, mangiato e bevuto tranquilli, in allegria, con le chiacchere tutte proiettate al futuro.
Mentre l’italia era nel morsa del gelo solo torino e le sue valli erano rischiarate e riscaldate da un sole invernale. Le macchine correvano verso gli acquisti natalizi e noi , lemmi lemmi, abbiamo salito la corrente al contrario. Il calore del camino era inferiore al calore della situazione. Tutto ha funzionato per il meglio con un’organizzazione arricchita dal nostro nuovo portiere. Di queste chiacchere taccio ovviamente e spero che la primavera le spieghi con chiarezza.
Il fatto aggregativo più importante dell’anno è stato però lo spogliatoio di giovedì scorso. Avevamo invitato i nostri tifosi a un brindisi e a fare due calci.
Li ho ringraziati per esserci stati, per esserci stati quando perdevamo, per esserci stati per tutti. I tifosi vestiti da giocatori guardavano attenti, alcuni con visi che non posso scordare, questo strano mister che disegnava quattro nomi su una lavagna e diceva le cose di ogni sei mesi.
L’esplosione di energia e di vitalità dei trenta e passa presenti , sul campo, al 13 dicembre, sono il viatico più piacevole che avremmo potuto chiedere per il 2008.
Mentre esordisce su You Tube il nostro video e centinaia di contatti testimoniano non solo lettori casuali ma anche decine di tifosi invisibili, riesco a dare un volto, e per giunta vederli correre dietro un pallone, a quelli che ci sono stati compagni nell’avventura di quest’anno. Ho visto michelino…! È il mio ringraziamento a questi 20-25 giovanotti. Mantenere e potenziare questa rete virtuale di comunicazione che ha trasmesso valori di correttezza , lealtà e vittoria non ci deve distrarre dal vedere, e sempre meglio, quello che ci sta attorno.
Abbiamo impiegato alcune domeniche per metabolizzare la presenza costante, chiassosa, affettuosa, di un gruppo di ragazzi che ci ha fatto il tifo per tredici partite consecutive. Abbiamo conosciuto le responsabilità dei comportamenti che spesso non vediamo nelle squadre professionistiche e siamo riusciti, casualmente e forse provvisoriamente…, a collegare quell’anima sul campo con quell’anima sulle tribune.
E’ una nuova dimensione quella con cui ci siamo confrontati e i confini tra aggregazione e vittoria ora ci sono ancora più chiari. Stiamo imparando e investendo tempo e attenzione su situazione da calcio professionistico.
Lo sforzo nostro dev’ essere quello di coniugare sport e aggregazione secondo parametri intelligenti, utili e in cui l’umanità dei singoli continui a restare il primo terreno di confronto.
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Scritto da nanus |